Accedi alle Risorse Gratuite
14 novembre 2022
Essere bravi, prendere bei voti, riuscire nello sport spesso diventano aspettative troppo pesanti per bambini ed adolescenti.Â
Sicuramente, è corretto incoraggiare i nostri figli a migliorarsi ma facciamo attenzione che il migliorarsi non sfoci nella pressione.Â
Capita, spesso, che non siamo noi, genitori, a mettere pressione, ma che il bambino o ragazzo pretenda così tanto da se stesso da mettersi pressione da solo.
In entrambi i casi la troppa pressione, il pretendere troppo può generare stress, insicurezza e frustrazione, soprattutto nella fase adolescenziale.
Hai un figlio tra gli 11 e i 18 anni
Hai un figlio sotto gli 11…l'adolescenza arriva: prima inizi meglio è!
Vuoi saperne di più dell’ ansia da prestazione
Vuoi aiutare tuo figlio a superare l’ansia da prestazione
Il voler riuscire a tutti i costi può portare i nostri figli a non accettare l’errore, il fallimento che, in realtà , è parte del processo per la riuscita, ma questo è difficile da comprendere per gli adulti, figuriamoci per bambini e adolescenti che stanno formando la propria identità !
Essere focalizzati esclusivamente sui risultati può provocare, nel tempo, un senso di angoscia che può sfociare in un blocco e allora diventa difficile svolgere qualsiasi attività scolastica, sportiva, personale. Il bambino o, l’adolescente, per paura di non riuscire e di deludere le aspettative degli adulti smette di fare, si tira indietro!
Ecco che si sperimenta l’ansia da prestazione, cioè uno stato emotivo che compromette la serenità con cui bambini ed adolescenti dovrebbero vivere le loro sfide ed esperienze di crescita.
L’ansia da prestazione è uno stato emotivo che viene espresso, prevalentemente, con:
pianto
crisi d’ansia
difficoltĂ ad addormentarsiÂ
insonnia
agitazione
tachicardia Â
sintomi somatici, come nausea, mal di pancia, mal di testa e malesseri di varia natura
Essere ambiziosi, impegnarsi per raggiungere obiettivi ed ottenere risultati può essere sia uno stimolo a migliorarsi o una fonte inesauribile di stress.
Quindi dov’è il confine?
Credo che il confine sia stabilito dalla giusta misura: fintanto l’impegno non sfocia nei sintomi, nessun problema, ma al primo sintomo è necessario intervenire!
Credo anche che prevenire sia meglio che curare e allora cerchiamo di evitare che si inneschino meccanismi che fanno comparire i sintomi.Â
Vediamo ora le 4 situazioni che possono innescare l’ansia da prestazioneÂ
Va benissimo pretendere il massimo fino a quando non si esagera.Â
Ricordiamoci che i nostri ragazzi non sempre si sanno regolare, nessuno può essere performante sempre in tutto, ci saranno momenti in cui dare il massimo in un ambito della vita e altri i cui focalizzarsi su altro!
P.s: attenzione ai sintomi!
Alzare l’asticella è sicuramente positivo, ma si corre il rischio di chiedere sempre di più e di sviluppare una “dipendenza” da obiettivo. Una volta che un obiettivo viene raggiunto è necessario fermarsi e festeggiare, per poi mettersi in marcia verso qualcos'altro.
Pensa agli obiettivi come una tappa del viaggio. Se corriamo frettolosamente verso la prossima meta, cosa ci rimane della tappa appena raggiunta? Â
Nella mente del bambino si forma il pensiero che se è bravo, se riesce…allora i genitori lo amano.Â
Questo ci porta a vivere gli obiettivi come una tappa verso l’amore degli altri e nel frattempo disimpariamo l’amore per noi stessi, perché lo sforzo richiesto per il raggiungimento ci sfinisce ed ecco che compaiono i sintomi.
L’errore, il fallimento sono parti del processo di crescita, ci servono a capire, a migliorare, a crescere per obiettivi più alti.
Ma se non vengono contemplati come utili, ci possono far deragliare o addirittura far arenare.
I grandi raggiungimenti nella storia sono stati preceduti da errori e fallimenti.
E ora eccoti la soluzione, le strategie!
Sta a noi adulti vigilare affinchĂ© l’impegno, la motivazione non sfoci in ansia o stress da prestazione.Â
Non si può essere bravi in tutto, quindi aiutiamoli ad identificare i giusti obiettivi per ogni area della loro vita, tenendo presente le competenze e la passione.
Esempi:
Mio figlio è portato per la matematica ed è appassionato: l’obiettivo può essere quello di eccellere (puntare al 10…perché no?)
Mio figlio è portato, ma non lo appassiona: può andare bene un obiettivo alto, ma non necessariamente eccellente (potrebbe essere puntare all’8)
Mio figlio non è portato, ma è appassionato: può essere appropriato puntare ad un obiettivo di miglioramento, magari con lezioni aggiuntive (il 6 potrebbe bastare, ma aspirare al 7 visto che ne è appasionato!)
Mio figlio non è portato e non è appassionato: obiettivo di sufficienza, consapevole che non è nelle sue corde e quindi che dovrà faticare molto e, magari, festeggiare anche il 5 con l’obiettivo di migliorare magari con delle ripetizioni e azioni, da parte del genitore, volte a spronare l’impegno!
Il nostro obiettivo, come genitori, deve essere sempre quello di sostenere la loro autostima e la fiducia in se stessi e quindi non pretendere piĂą di ciò che possono fare, spronarli e sostenerli quando serve!Â
Spostare l’attenzione dai risultati all’impegno elogiando quest’ultimo anche quando i risultati non vengono.
Questo permette ai nostri figli di non mollare davanti a risultati non positivi.
I ragazzi devono capire che riuscire a scuola, nello sport, nelle relazioni con gli altri non serve ad essere migliori degli altri o, addirittura, ad essere amati ma serve a formare l’identità dell’adulto che saranno.
Soprattutto quando sono in difficoltĂ :
Festeggiare anche i piĂą piccoli successi
Sottolineare i punti di forza, le risorse ed i talenti
Rinforzare l’impegno che ci sta mettendo
Ti ricordo che nei momenti di difficoltĂ , i nostri ragazzi, sono focalizzati su tutto ciò che non va, su tutto ciò che non hanno, così tanto da non vedere i punti di forza…aiutiamoli a trovarli, facendo proprio un elenco.Â
E allora noi genitori, dobbiamo essere preparati, ti consiglio di:
fare un elenco dei punti di forza di tuo figlio
averlo sempre ben chiaro
farglielo presente quando serve!
Noi genitori, gli mettiamo al mondo, ma la vita è loro, le scelte devono essere le loro. Sì, possiamo guidarli, ma sono loro a dover scegliere e, sta a noi, sostenere le loro scelte e le loro passioni, anche se a noi non piacciono.
I miei, sono figli di due pallavolisti ed hanno scelto di giocare calcio, sai quante volte le persone mi hanno chiesto come mai nessuno dei miei figli giocasse a pallavolo?
I miei figli erano anche portati per la pallavolo, ma entrambi hanno scelto di giocare a calcio e, nonostante a me questo sport proprio non piacesse, ho sostenuto la loro scelta e li ho portati, seguiti ovunque dovessero e potessi andare.Â
Anzi grazie alla scelta dei miei figli ho costruito amicizie che durano da anni!
Se mi fossi imposta, condizionando la scelta dei miei figli obbligandoli a giocare a pallavolo oppure a non giocare a calcio avrei fatto un errore madornale!
Quindi, sosteniamo le loro passioni e le loro scelte e, soprattutto, i cambi di direzione.
Ad un certo punto i miei figli hanno scelto di smettere di giocare, mio marito ed io non eravamo d’accordo in quanto crediamo nello sport, abbiamo provato a guidarli, ma loro hanno cambiato direzione, hanno cambiato scelta ed hanno smesso.Â
Ricordo di aver detto ad entrambi: “Non sono d’accordo, ma sostengo la tua scelta e ricordati che puoi sempre cambiarla e tornare a giocare!”
Dopo meno di due anni sono tornati entrambi a giocare!
Negli anni ho visto bambini e ragazzi giocare a calcio solo perché il pafre aveva giocato, o solo perché il padre ci teneva…questi ragazzi noi non giocavano per se, ma per accontentare il padre e ottenere così amore!
Ma di cosa stiamo parlando?
L’insuccesso fa parte del processo di crescita e di evoluzione di ogni essere umano.Â
Questo concetto deve esserci molto chiaro per poterlo far digerire ai nostri ragazzi, in quanto non avendo ancora la parte razionale del cervello sviluppata, sono in preda all’emotivitĂ e quindi vivono male e con paura l’errore ed il fallimento.Â
Aiutiamoli a capire che:
la perfezione non esiste
è normale non eccellere in tutto
un calo può essere dovuto a un periodo specifico che sta vivendo o magari ad un calo di impegno.
Può essere d’aiuto raccontare i nostri insuccessi, in quanto i nostri figli ci vedono come un “prodotto finito”, non immaginano nemmeno che anche noi abbiamo affrontato paure, sfide, stati d’animo, uguali o simili a loro.
Mostriamo la nostra vulnerabilità e questo li aiuterà a fidarsi di noi, ad aprirsi e, soprattutto ad accettare l’insuccesso come una tappa naturale del percorso.
Cercare scuse, alibi o qualcuno a cui dare la colpa tipo: il professore/l’allenatore è uno stronzo/non capisce/ha i suoi preferiti/ce l’ha con te. Tutto questo non insegna ad accettare l’insuccesso, non serve al processo di crescita.Tutto questo insegna come cercare scuse, deresponsabilizzarsi e, pur inconsapevolmente, uccide l’autostima!
Fare paragoni con i loro coetanei o con i fratelli, che invece riescono, questo uccide l’autostima e la sicurezza di sé e innesca la rabbia e la chiusura e, come sopra, non insegna la sconfitta!
—Detto zen
Farti capire che qualsiasi convinzione tu abbia e che ti sta limitando come genitore o come persona, è frutto di storie a cui hai creduto, negli anni. Le convinzioni non sono scolpite nella roccia e possono essere cambiate! Tu sei il Coach ideale per tuo figlio, questa è la convinzione che ti invito a sviluppare!
Stimolare il dubbio sullo stato emotivo di tuo figlio, su quello che sta passando. Se percepisci anche solo uno dei sintomi descritti nell’articolo…fatti venire il dubbio!
Rafforzare la conoscenza. Nessuno ci ha consegnato libretto di istruzioni per crescere i nostri figli, ma la conoscenza è potere e il mio blog serve proprio a ampliare la conoscenza!
Prendere consapevolezza che TU SEI LA SOLUZIONE ai problemi di ansia da prestazione di tuo figlio, e a tutte le 1000 sfumature emotive che sperimentano i bambini e soprattutto gli adolescenti, se hai i giusti strumenti.
Se anche tu vuoi aiutare tu@ figli@ a trasformare l'Ansia Da prestazione di tu@a figli@Â
Il Metodo C.R.E.A ti aiuterĂ a:
Controllare le tue emozioni
Riconoscere i sintomi
Empatizzare con il tuo adolescente
Allenare la sua Autostima
Non chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati…
Non aspettare più, agisci ora…
Puoi continuare a far finta di niente, a dare la colpa a qualcun altro oppure…
Scegliere di fare qualcosa!
A presto…
Un abbraccio dalla “tua” Coach!
Veronica