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13 marzo 2021
Una domanda da 100 milioni di euro, alla quale nessuno può dare una risposta, nemmeno il genitore più efficace, coach del mondo, principalmente perché nemmeno i nostri figli lo sanno!
Quello che possiamo fare è mettere in atto strategie e comportamenti per aiutare i nostri ragazzi a scoprirlo, ad aprirsi per poterlo condividere con noi.
Come fare?
Oggi ti voglio parlare di una qualità fondamentale che dobbiamo riscoprire, allenare, potenziare: l’empatia!
— Proverbio indiani nativi d’America
L’empatia ci aiuta a vedere i nostri figli con i loro occhi, a sentire con il loro cuore, a comprendere con la loro mente.
Per nostra natura, tutti possediamo l’empatia, se in questo momento non riusciamo ad esprimerla è semplicemente perché abbiamo smesso di allenarla e ce ne siamo dimenticati.
Non aggiungo altro e vado dritta al punto con l’allenamento in 6 step
Nel coaching si parla in positivo (iniziare a…) ma l’esperienza mi dice che se prima non smettiamo di..., non possiamo iniziare a...ESSERE EMPATICI!
Siamo cresciuti in una società che ci impone il concetto del giusto e dello sbagliato, del bello e brutto, del buono e cattivo, del normale e non normale. Ci viene scelto di giudicare fin da piccoli e questo diventa un’abitudine che viene tramandata di generazioni in generazioni.
Quando giudichiamo gli altri assumiamo un atteggiamento saccente, presuntuoso che non tiene conto dei bisogni, dei problemi ed ei sentimenti dell’altro: come facciamo a sapere il motivo che ha spinto la persona a fare quello che fatto?
Se proprio devi esprimere la tua opinione ricordati di giudicare l’azione e non la persona, come ho fatto sopra, non ho detto che siamo saccenti e presuntuosi ma che assumiamo un atteggiamento saccente e presuntuoso.
Quindi:
“Ti sei comportato da scemo” e non “Sei scemo”
“Mi sono comportato da scemo” e non “Sono scemo”
Le etichette sono l’evoluzione del giudizio, quando utilizziamo lo stesso giudizio più volte scivoliamo nel: “è saccente, presuntuoso, scemo” (per continuare sugli esempi precedenti).
Le etichette intrappolano le persone, non permettono il cambiamento e la crescita perché ci convincono che quella persona è così e non pretendiamo niente di più.
Se le etichette diventano nomignoli e soprannomi, peggio mi sentono perché convinceranno anche l’altro che è così e che non può cambiare.
Esempio: a mio figlio minore avevo appiccicato l’etichetta di Scansi (scansafatiche), in quanto tutte le volte che c’era da fare qualcosa lui si defilava. Fu proprio lui a farmi notare che visto che lo chiamo Scansi lui se le scansava!
Sulle etichette sono molto rigorosa: E-L-I-M-I-N-A-R-E
Come possiamo essere empatici se paragoniamo noi stessi o gli altri a qualcun altro?
Siamo tutti diversi ed è proprio dalle diversità che possiamo imparare gli uni dagli altri.
Dobbiamo accettare i nostri figli, e gli altri, per ciò che sono ed aiutarli a tirare fuori sempre il meglio che possono essere!
Quando non ci sentiamo all’altezza, quando non va come pensato scarichiamo su qualcun altro la colpa, cerchiamo l’alibi, oppure ci nascondiamo dietro al “L’ho dovuto fare”.
Tutto questo non ci avvicina alle persone, in quanto ogni essere umano si fida, si apre e segue chi sa prendersi la responsabilità dei propri pensieri, emozioni, parole, azioni.
Quindi facciamo di tutto per assumere il controllo e solo quando non dipende da noi trasformiamo il “L’Ho dovuto fare” in “Ho fatto tutto ciò che potevo prima di arrivare a…”, ma siamo certi di aver fatto davvero tutto quello che era in nostro potere
La maggior parte delle volte diamo per scontato perché pensiamo che dall’altra parte ci sia una persona che la pensa come noi, ma, come detto prima, siamo tutti diversi e allora per uscire da questa trappola: fare domande, anche se la risposta potrebbe sembrare scontata, ed ascoltare la risposta.
Questo è l’errore che, come genitori, facciamo più spesso pretendiamo che i nostri figli facciamo quello che diciamo perché siamo l’autorità, e da una parte è comprensibile, ma ciò che pretendiamo soddisfa il loro bisogno?
Pretendiamo che vadano bene a scuola, che siano campioni nello sport che praticano, che suonino strumenti e così via, ma è quello che vogliono? E ancora gli abbiamo insegnato il processo per arrivare ai risultati?
Troppo spesso diamo l’obiettivo, ma sottovalutiamo che dietro a questo c’è un lavoro da fare, ostacoli da superare.
Continuare a praticare le 6 azioni viste in precedenza favorisce
la creazione di un clima ostile, nel quale è difficile creare una relazione ed una comunicazione efficace
l’insorgere di una bassa autostima e mancanza di fiducia nei propri mezzi
la scarsa probabilità di risoluzione di problemi e conflitti
una mentalità di scarsità non favorevole al cambiamento ed alla crescita
Puoi scegliere di non credere che tutto questo ti riguardi...
Puoi scegliere di non fare niente OPPURE
Puoi scegliere di scoprire cosa puoi fare, fissando una Sessione Gratuita
— Jeremy Aldana
A te la scelta...
A presto…
Un abbraccio dalla “tua” Coach!
Veronica