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25 aprile 2021
L’autostima è il valore che un individuo attribuisce a se stesso, al grado di accettazione di sé, alla fiducia che si ripone nelle proprie capacità e nel saper affrontare le proprie esperienze di vita e alla rappresentazione che ogni persona ha di sé.
L’autostima è importante, è fondamentale, l’autostima è tutto e nell’articolo scopriamo insieme il motivo.
— Henry Wadsworth Longfellow
Quando ero un’adolescente con poca autostima giurai a me stessa che se fossi diventata genitore, i miei figli non avrebbero mai dovuto passare ciò che stavo passando io, ma quando sono diventata mamma non avevo idea di come fare a crescere figli con autostima anche perché non ero più quell’adolescente insicura, ma non ero nemmeno la persona più sicura del mondo, ero in ostaggio del giudizio altrui, mi arrabbiavo spesso, parlavo male degli altri per risultare migliore fino a quando ho incontrato una persona che mi ha consigliato un libro che ha aperto la porta alla mia Crescita Personale.
Dal quel giorno, posso dire, che ho dedicato tutta me stessa al tema Autostima:
Ho riconquistare la mia
Ho studiato per imparare come trasferire il tutto ai miei figli
Sono diventata Mental Coach per aiutare gli adolescenti
Ho creato genitore 2.0 per fornire strategie e strumenti a genitori, allenatori ed insegnanti per aiutare le nuove generazioni ad avere stima di sé per diventare la persona di successo che possono diventare.
Avere una buona autostima è fondamentale durante l’adolescenza in quanto permette ai nostri figli, se pur con dubbi, difficoltà ed incertezze, di affrontare le sfide della crescita, di costruire un’immagine positiva di sé, di relazionarsi con i coetanei, con gli adulti, di fare scelte, di fare esperienze, di scoprire il mondo!
L’autostima deve essere allenata sempre e da subito, sin dalla prima infanzia, così da arrivare all’adolescenza con solide basi per affrontare la costruzione della propria identità e di sviluppare la fiducia nelle proprie capacità e verso il mondo esterno.
Durante l’adolescenza i nostri figli, anche quelli che sembrano sicuri, indipendenti, hanno bisogno di essere sostenuti, apprezzati e valorizzati dagli adulti di riferimento, genitori, insegnanti, allenatori e sentirsi accettati dai coetanei.
La maggior parte dei genitori non è consapevole dell’importanza del nostro ruolo: il comportamento, le parole e il tono che utilizziamo sono fondamentali, in quanto per un figlio, sapere che un genitore lo accetta e crede nelle sue potenzialità, nutre e nutrirà sempre fiducia in lui lo convince ad accrescere la stima di sé e ad esser più sicuro.
Quando mio padre tornava dal colloquio con i professori mi sentivo sempre non all’altezza, non facevo mai abbastanza, ora so che era il suo modo per motivarmi, e forse lo sapevo anche allora, ma il risultato che otteneva era quello di minare la poca autostima che stavo provando a costruire.
Dobbiamo tenere bene a mente che un figlio più sicuro:
È meno condizionabile dagli altri
Cercherà di meno il consenso sociale
Sarà più autonomo
Avrà più successo nella scuola, nello sport e, ancora più importante, nella vita.
Ecco perché dobbiamo allenare l’autostima dei nostri ragazzi, e dopo un anno come questo è diventato ancora più fondamentale, ma come fare?
Nelle prossime settimane entrerò nel dettaglio dei 3 step, eccoli con relative date:
STEP #1: Diventare consapevoli del nostro livello di Autostima.
STEP #2: Riconoscere i sintomi di bassa autostima dei nostri ragazzi (3 maggio)
Oggi ci occupiamo dello step #1 in quanto costituisce le fondamenta di tutto:
Come possiamo insegnare ai nostri figli qualcosa che non abbiamo?
Quando sono diventata genitore non avevo idea di come fare a crescere un figlio che avesse stima di sé ed è stato lavorando sulla mia consapevolezza che ho regalato ai miei figli un genitore migliore, mi chiedo sempre quale genitore sarei stata se non avessi alzato il livello della mia autostima?
Se vogliamo essere i genitori di cui i nostri figli anno bisogno, è necessario:
Smettere di raccontarci storie e iniziare a guardare in faccia la realtà e perdonarci per il nostro passato. Dobbiamo guarire le nostre ferite!
Ho trovato questa lettura illuminante:
“Adulto è colui che ha curato le ferite della propria infanzia, riaprendole per vedere se ci sono cancrene in atto, guardandole in faccia, non nascondendo il bambino ferito che è stato, ma rispettandolo profondamente riconoscendone la verità dei sentimenti passati, che se non ascoltati diventano presenti, futuri, eterni.
Adulto è colui che smette di cercare i propri genitori ovunque, e ciò che loro non hanno saputo o potuto dare.
È qualcuno che non cerca compiacimento, rapporti privilegiati, amore incondizionato, senso per la propria esistenza nel partner, nei figli, nei colleghi, negli amici.
Adulto è colui che non crea transfert costanti, vivendo in un perpetuo e doloroso gioco di ruolo in cui cerca di portare dentro gli altri, a volte trascinandoli per i capelli.
Adulto è chi si assume le proprie responsabilità, ma non quelle come timbrare il cartellino, pagare le bollette o rifare i letti lavatrici. Ma le responsabilità delle proprie scelte, delle proprie azioni, delle proprie paure e delle proprie fragilità.
Responsabile è chi prende la propria vita in carico, senza più attribuire colpe alla crisi, al governo ladro, al sindaco che scalda la poltrona, alla società malata, ai piccioni che portano le malattie e all’insegnante delle elementari che era frustrata.
Sembrano adulti ma non lo sono affatto.
Chi da bambino è stato umiliato, chi ha pensato di non esser stato amato abbastanza, chi ha vissuto l’abbandono e ne rivive costantemente la paura, chi ha incontrato la rabbia e la violenza, chi si è sentito eccessivamente responsabilizzato, chi ha urlato senza voce, chi la voce ce l’aveva ma non c’era nessuno con orecchie per sentire, chi ha atteso invano mani, chi ha temuto le mani: per tutti questi “chi”, se non c’è stato un momento di profonda rielaborazione, se non si è avuto ancora il coraggio di accettare il dolore vissuto, se non si è pronti per dire addio a quel bambino, allora “l’adultità” è un’illusione.
Io ho paura di questi bambini feriti travestiti da adulti, perché se un bambino ferito urla e scalcia, un adulto che nega le proprie emozioni è pronto a fare qualsiasi cosa.
Un bambino ferito travestito da adulto è una bomba ad orologeria.
Ciò che separa il bambino dall’adulto, è la consapevolezza.
Ciò che separa l’illusione dalla consapevolezza è la capacità di sostenere l’onda d’urto della deflagrazione del dolore accumulato.
Ciò che rimane dopo che il dolore è uscito è amore, empatia, accettazione e leggerezza.
Non si giunge alla felicità attraverso la menzogna.
Non si può fingere di non aver vissuto la propria infanzia.
Non si può essere adulti se nessuno ha visto il bambino che siamo stati, noi per primi.
Adulto è colui che ha preso in carico il bambino che è stato e ne è diventato il padre e la madre."
— Janusz Korczak
E ora tocca a te...
A te la scelta...
Ti ricordo i prossimi appuntamenti:
STEP #2: Riconoscere i sintomi di bassa autostima dei nostri ragazzi (3 maggio)
STEP #3: Strategie e strumenti (10 maggio)
A presto…
Un abbraccio dalla “tua” Coach!
Veronica